Riporto una parte dell’articolo di Claudio Cerasa, pubblicato oggi sul Il Foglio: “No, Draghi non è di destra. Quanto dice Cerasa è esattamente quello che mi domandavo ed al quale avevo dato la stessa risposta, ma lui lo fa in maniera magistrale.
La domanda
[…] E la domanda è questa: come può un governo europeista, anti nazionalista, anti sovranista, anti orbaniano, anti trumpiano, anti rigorista, con tratti keynesiani, con propensioni stataliste, con pulsioni ambientaliste, con poche timidezze sull’uso del debito pubblico, con un rapporto simbiotico con i sindacati dei lavoratori e con un approccio non trucista sull’immigrazione essere spacciato per un governo di destra, dominato da pericolosi liberisti nemici del popolo interessati esclusivamente a far prevalere le logiche del mercato su ogni altro interesse nazionale?
Il fatto
Ma a quattro mesi tondi tondi dalla nascita del governo Draghi si può dire senza paura di essere smentiti che il posizionamento delle squadre presenti nella maggioranza è lì a mostrarci una verità difficile da negare. […] Da una parte vi è una destra nazionalista desiderosa sempre di più di intestarsi l’agenda Draghi pur essendo su molti fronti agli antipodi dello stesso Draghi. […] Dall’altra parte vi è invece una sinistra europeista che pur trovandosi su molti fronti sulla stessa lunghezza d’onda di Draghi sembra essere desiderosa di smarcarsi a colpi di bandierine dall’agenda economica del presidente del Consiglio. […]
Il motivo
Il Pd lo fa non perché non veda quanto l’agenda Draghi sia simile all’agenda che dovrebbe avere il Pd, […] ma lo fa perché sa che i successi del governo rappresentano spesso degli insuccessi intollerabili per i propri alleati. E sa che intestarsi quei successi creerebbe dei problemi ulteriori nel rapporto con i propri claudicanti alleati.
La mia sintesi
In sintesi: l’agenda Draghi è molto più simile a quella di un partito di sinistra e progressista (il PD), che a quella di un partito sovranista di destra (La Lega), ma il PD non può intestarsi i successi del governo Draghi perché tali successi sono insuccessi per il M5S e per i nostalgici del governo Conte bis. L’alleanza strategica che il PD va cercando con il M5S lo sta accecando. Era vero prima (da sempre) ed è tanto più vero oggi, che il M5S si sta auto-distruggendo.