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Estratto da un articolo di Tommaso Monacelli su lavoce.info

L’Italia si avvia verso un rapporto debito-Pil tra il 160 e 170 per cento. È un problema anche con tassi di interesse molto bassi. Oggi è necessaria una politica fiscale espansiva, ma va fatta con programmi di spesa utili alla crescita di lungo periodo.

… per i paesi avanzati, storicamente, la condizione r (tasso di interesse) minore di g (tasso di crescita del Pil) è la regola, più che l’eccezione. Una condizione valida soprattutto oggi, con i tassi di interesse che tendono a essere sempre più bassi.

Sfortunatamente, negli ultimi trenta anni l’eccezione dolorosa tra i paesi avanzati è, guarda caso, l’Italia, per la quale invece vale il contrario della situazione virtuosa. Nel nostro paese, da molti anni, vale l’opposto: r è maggiore di g (figura 1).

 

Questa disuguaglianza vale essenzialmente perché il tasso di crescita dell’economia (g) è, da tempo, drammaticamente basso.

A meno di una radicale inversione sulla crescita, dunque, il rapporto debito-Pil è destinato a una crescita continua. Portando con sé due problemi principali. Primo, più alto è lo stock di debito, più alta è la vulnerabilità anche a variazioni minime dei tassi di interesse.

In secondo luogo, più alto è lo stock di debito, tanto più l’economia si avvicina alla realtà dei cosiddetti “equilibri multipli”. Un altro aspetto che raramente viene ben compreso.

quanto più alto è lo stock di debito iniziale, tanto più è probabile che il debito stesso possa essere percepito come difficile da ripagare. A sua volta, questo porterà i risparmiatori a pretendere tassi di interesse ancora più elevati, per assicurarsi contro il rischio di insolvenza, violando sempre di più la condizione virtuosa (r < g) di sostenibilità. In un circolo vizioso, che può causare, al limite, il default.

La probabilità che si possano determinare “aspettative autorealizzantesi”, e distruttive, è tanto più alta quanto più alto è lo stock iniziale di debito.

In sintesi, il livello del debito conta, eccome, per un paese come l’Italia. Ciò non vuol dire che non sia necessario oggi fare politica fiscale espansiva, per uscire dalla crisi. Ma è necessario farlo sapendo che quanto più alto diventa il livello del debito, tanto più gravosa diventa la responsabilità di predisporre programmi di spesa che siano utili alla crescita di lungo periodo del paese.