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Le difficoltà nel procurarci i vaccini anti-Covid riflettono lo stato del nostro sistema produttivo. Nella produzione di beni e servizi dovremmo puntare sulla complessità. Potrebbe anche favorire il riequilibrio territoriale, frenando la fuga dei cervelli.

Alcuni studiosi dell’economia dello sviluppo economico hanno mostrato come la tipologia di beni prodotti incida enormemente sulle possibilità di diversificazione, innovazione e crescita economica dei paesi. Tramite l’analisi dei network, è emerso che la probabilità di introdurre nuovi prodotti dipende in buona parte dalla conoscenza che si applica, si sviluppa e si trasforma all’interno del sistema di produzione. Questa conoscenza è per lo più specifica e specializzata e, proprio per questo, promuove l’avanzamento della frontiera della conoscenza stessa. La complessità implicita nella struttura produttiva di un paese ne determina la crescita economica perché delimita l’ampiezza entro cui le capacità e competenze del paese possono combinarsi e ricombinarsi in innumerevoli modi per creare nuova ricchezza. Ma se ciò che si può combinare e ricombinare è limitato, saranno limitate anche le prospettive di crescita e la capacità di resilienza di fronte agli shock.

La limitata presenza italiana nelle produzioni più complesse, che pure è un tratto comune ad altri partner europei, non ci ha favorito nella crisi pandemica e potrebbe ostacolarci anche nel percorso di crescita futuro, che si giocherà sempre più sulla capacità di produzione di servizi complessi. Uno studio recente mostra che sono tali i servizi che, come i beni complessi, prevalentemente impiegano occupazioni ad alta intensità di conoscenze e competenze Stem (Science, Tecnology Engineering, Mathematics). In questo ambito il ritardo italiano è ancor più marcato.

Come alcune esperienze mostrano, puntare sulla complessità nella produzione dei beni e, conseguentemente, dei servizi, oltre a assicurarci un accesso diretto e preferenziale alle produzioni che oggi sono più centrali, potrebbe favorire il riequilibrio territoriale frenando la fuga dei cervelli e attirando ulteriore capitale umano e finanziario anche dall’estero.

Leggi qui l’articolo di Alessia Lo Turco su la voce.info