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Oggi 30 aprile, la versione definitiva del PNRR (a meno di ulteriori revisioni) è stata trasmessa alla Commissione UE. Ora, che il piano è finalmente stabile (ci sono state piccole variazioni negli ultimi giorni), è possibile fare qualche valutazione sulla efficienza economica di quegli interventi per i quali è già disponibile una misura della CO2 che verrà risparmiata. Altri interventi, come quelli relativi alla digitalizzazione, provocheranno una riduzione delle emissioni, ma queste non vengono stimate nel piano.

Il risultato è molto sconfortante per l’intervento più finanziato e più un sponsorizzato, in particolare dal Movimento 5 Stelle. Si può affermare che il superbonus 110% è un pessimo investimento ed è poco verde, perlomeno, non tanto quanto quasi tutti pensano. Anzi, è senz’altro l’investimento meno efficiente, nel senso che consente di risparmiare meno CO2 a parità di costo. La denominazione dell’intervento è Investimento 2.1: Ecobonus e Sismabonus fino al 110 per cento per l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici, e si inquadra all’interno della componente della Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica.

Un grosso spreco di denaro pubblico

Prima di entrare nel merito della efficienza in termini di riduzione delle emissioni, vediamo quali sono gli altri problemi dell’investimento, sulla base di quanto ottimamente descritto da Simone Ferro, nell’articolo Quei due bonus che non badano a spese, pubblicato da lavoce.info e che consiglio di leggere. In sintesi:

La misura della detrazione è anomala rispetto a tutti i precedenti interventi sugli edifici (efficientamento, ristrutturazione…), che si erano sempre mantenuti sotto il 100% e spesso ben sotto tale valore. La prima misura di questo tipo, varata dal primo governo Prodi, prevedeva una detrazione del 41% per la ristrutturazione degli immobili. Con l’aliquota al 110 per cento, il committente ottiene uno sconto in fattura pari all’intero importo della prestazione ricevuta. Il credito d’imposta passa all’impresa che può farselo immediatamente monetizzare da una banca; A questo serve il rimanente 10%.

Il committente, non dovendo spendere nulla, non ha alcun interesse a valutare i preventivi, valutarne la ragionevolezza e contrattare sul prezzo. Anzi, non ha interesse a chiedere più di un preventivo, visto che la maggior parte delle imprese vuole un compenso per produrlo, che non viene restituito qualora la scelta ricada su altra impresa.

Il costo viene quindi deciso dall’impresa al di fuori delle minime regole di mercato. L’impresa tiene i prezzi alti, non avevendo interesse a fare sconti. Sono possibili accordi non scritti fra committente e impresa per effettuare altri lavori che non rientrerebbero nel superbonus, tanto paga lo stato. Esistono dei criteri di congruità, ma sono incerti, un abile imprenditore riuscirà a mantenere i prezzi alti senza contravvenirli.

Tutta la filiera, compresa la fornitura dei materiali aumenta i prezzi. E’ un dato già osservato sin dai primi mesi di applicazione della misura. Non c’è interesse a bilanciare qualità e prezzo, visto che è sempre quello più alto il più conveniente. Al contrario, le imprese oneste, che fanno prezzi inferiori, rischiano di andare fuori mercato, visto che non ci sono incentivi a contenere i prezzi. Insomma, un grosso spreco di denaro pubblico.

Ma almeno il superbonus è verde?

La misura è poco green, se comparata ad altri possibili interventi. La comparazione sarebbe difficile, se non ci venissero in aiuto i dati pubblicati nel PNRR che indicano il costo e la quantità prevista di CO2 risparmiata. Nel caso del superbonus 110% il costo è superiore a 23000 euro per tonnellata di CO2, contro:

  • i circa 700 euro/ton CO2 dell’investimento sviluppo agro-fotovoltaico,
  • i circa 1500 euro/ton CO2 dell’investimento promozione rinnovabili per le comunità energetiche e l’auto-consumo,
  • i circa 2500 euro/ton CO2 dell’investimento promozione impianti innovativi (incluso off-shore),
  • i circa 5000 euro/ton CO2 dell’investimento sviluppo di sistemi di teleriscaldamento
  • i circa 11000 euro/ton CO2 dell’intera misura M3C1 Investimenti sulla rete ferroviaria, che pure include azioni che poco hanno a che fare con la riduzione della CO2 emessa.

La figura seguente esplicita meglio questi dati

In sintesi il superbonus 110% costa per ogni tonnellata di CO2 risparmiata da 2 a 30 volte di più rispetto agli altri investimenti. Bisogna dire che l’investimento sul superbonus 110% include anche interventi antisismici sugli edifici, ma da quanto risulta dalle applicazioni reali, questi sono solo una piccola frazione rispetto agli interventi di effcientamente energetico. D’altra parte anche gli altri investimenti includono costi non direttamente collegabili alla riduzione di CO2.

Si dirà che l’investimento permette un risparmio di CO2 del 30% per ogni edificio interessato, questo dice anche il PNRR. Dobbiamo ricordarci che il PNRR prevede che nei due anni di applicazione della misura verranno efficientati circa 100’000 edifici. Ma gli edifici residenziali italiani sono oltre dodici milioni. Facendo una semplice divisione, si ottiene che verranno interessati dalla misura solo lo 0,8% degli edifici residenziali. Applicando a questi un risparmio della CO2 emessa pari al 30% si ottiene un beneficio totale dello 0,25%. Sono calcoli approssimati, ma non troppo. Insomma, stiamo spendendo un mucchio di soldi per un beneficio quasi irrilevante. Questo andrebbe bene se anche il cittadino partecipasse alla spesa, rendendo tutto più ragionevole e coerente con i minimi principi dell’economia.

Considerazioni

Eppure mi sembra che nessuno si sia occupato di fare questo tipo di confronto. L’investimento è stato fortissimamente sponsorizzato dal Movimento 5 Stelle, ed il PD, come al solito, gli è andato dietro. Anzi hanno ottenuto una promessa di prolungamento del superbonus con la legge finanziaria del 2022. Capisco perchè il ministro Cingolani, che i conti li sa fare, era contrario a prolungare la misura e voleva ridurre la detrazione ad un più ragionevole, ma sempre appetibile 75%. Quanto ci costeranno ancora i 5 Stelle? E quanto ci costerà ancora l’inerzia del PD?

Noi adulti stiamo ottenendo un beneficio eccessivo che pagheranno i nostri figli, anche quelli con genitori che vivono in affitto e che non ne beneficeranno affatto. Pensate all’assurdità: un proprietario di casa che usufrisce del superbonus, non spende nulla, incrementa il valore dell’immobile, ed è anche leggittimato a chiedere un maggiore affitto all’inquilino, avendo effettuato dei lavori sulla casa che appunto ne incrementano il valore.

Provate ad esporre questi dati e ragionamenti ad una persona che vorrebbe usufruire del superbonus, la reazione sarà quasi violenta e addurrà mille assurdi pretesti per giustificare il superbonus (io ci ho provato ed il risultato è quello descritto). Ci siamo talmente abituati a regali e bonus che non vogliamo rinunciarci anche quando sono irragionevoli. Gran parte dei cittadini non hanno la minima percezione che i soldi dello stato sono i soldi di tutti e non andrebbero sprecati.