Anche se a giorni uscirà la nuova versione del PNRR ad opera del governo Draghi, ho fatto una rapida analisi dell’ultima versione del PNRR del governo Conte, quello uscito il 12 gennaio 2021, con particolare riferimento a quanto previsto per le aree interne. Il nuovo PNRR probabilmente sarà molto diverso dall’ultimo del governo Conte, ma non potrà ignorare quanto già prodotto. Per cui l’esercizio non è del tutto inutile, anche solo per capire quanto profondamente il governo Draghi ha dovuto intervenire nel modificare il precedente documento.
Cosa sono le aree interne
La migliore definizione di aree interne l’ho trovata sul sito openpolis.it
Le aree interne sono i comuni italiani più periferici, in termini di accesso ai servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità). Per definire quali ricadono nelle aree interne, per prima cosa vengono definiti i comuni “polo”, cioè realtà che offrono contemporaneamente (da soli o insieme ai confinanti):
- un’offerta scolastica secondaria superiore completa (cioè almeno un liceo, un istituto tecnico e un istituto professionale);
- almeno un ospedale sede di d.e.a. I livello;
- una stazione ferroviaria almeno di tipo silver.
I comuni che distano meno di 20 minuti dal polo più vicino si definiscono “cintura”; quelli che distano oltre 20 minuti rientrano nelle aree interne. Le aree interne si suddividono a loro volta in 3 categorie, sempre in base alla distanza dal polo: comuni intermedi, comuni periferici, comuni ultraperiferici.
Classificazione delle aree interne
Classificazione del comune | Macro-categoria | Distanza dal polo più vicino (in minuti) |
---|---|---|
Polo | Polo | – |
Polo intercomunale | Polo | – |
Cintura | Aree peri-urbane | 0 |
Intermedio | Aree interne | 20 |
Periferico | Aree interne | 40 |
Ultraperiferico | Aree interne | 75 |
Quasi 4.200 comuni (ovvero oltre la metà del totale) ricadono nelle aree interne. Questi territori coprono il 60% della superficie nazionale, e sono abitati da circa 13 milioni di persone (22% della popolazione residente al 1° gennaio 2018). La maggior parte degli abitanti delle aree interne (8,8 milioni di persone) vive nei comuni intermedi, distanti dai 20 ai 40 minuti dal polo più vicino. 3,7 milioni abitano in comuni periferici, mentre altre 670mila persone vivono in aree ultraperiferiche (cioè comuni, perlopiù montani o isolani, distanti almeno 75 minuti dal centro più vicino).
Le aree interne selezionate dall’Agenzia per la Coesione Territoriale
Quanto sopra in base ai criteri di classificazione. L’agenzia per la Coesione Territoriale, a partire dall 2014 ha poi operato una selezione delle aree sulle quali concentrare gli interventi nel ciclo programmatorio 2014-2020. La selezione è stata operata da ciascuna Regione e della Provincia Autonoma di Trento. Le Aree selezionate comprendono 1.060 Comuni (dato 2020). La Provincia Autonoma di Bolzano non ha candidato alcuna area alla Strategia nazionale per le aree interne. Qui si può trovare l’elenco dei comuni. Quindi, i comuni selezionati per gli interventi sono circa un quarto di quelli che rispondono alla definizione di aree interne. Ad esempio, nella provincia di Pesaro risultano selezionati solo sette comuni che, assieme a due comuni della provincia di Ancona, formano l‘area interna Appennino Basso Pesarese e Anconetano.
Vediamo ora il PNRR del governo Conte
Il PNRR di Conte: un pessimo documento
Il PNRR del governo Conte, anche solo da un punto di vista formale, è senza paura di smentita un pessimo documento. Molti hanno già osservato e commentato grosse lacune:
- eccessiva verbosità e scarsità di dati,
- mancanza di parti fondamentali quali le riforme della PA e della giustizia,
- assenza di una chiara strategia,
- assenza di obiettivi, tempi, indicatori intermedi e finali di risultato
- assenza di una struttura di governance.
Ma quello che mi stupisce è l’incredibile confusione del documento che ne rende la lettura quanto mai difficile. Per capire meglio le osservazioni successive bisogna aver presente che il PNRR prevede 6 missioni, 17 componenti e 47 interventi. Vi sono poi tre tre assi, (digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale) e tre priorità trasversali (parità di genere, giovani e sud e riequilibrio territoriale). Assi e priorità trasversali sono sostanzialmente dei buoni intenti, che non hanno una precisa collocazione negli interventi. Veniamo ora alle osservazioni:
- Manca un sommario,
- Lo stesso intervento viene chiamato con denominazioni diverse nelle varie sezioni e tabelle del documento,
- Solo alla fine viene messa la tabella che dovrebbe guidare l’intera lettura del documento,
- Manca una sistema di numerazione dei paragrafi coerente in tutto il documento,
- Gli interventi talvolta sono numerati, talvolta no. Alcuni interventi presentano sigle alfanumeriche che non si sa a cosa si riferiscano, altri no,
- Gli interventi descritti non corrispondono in numero a quelli della tabella finale. Si capisce che forse sono la descrizione dettagliata di due o più progetti che appartengono allo stesso intervento. Ma questo lo si scopre solo quando si arriva alla tabella finale, che peraltro elenca 48 interventi invece dei 47 dichiarati,
- La descrizione degli interventi non segue una stessa organizzazione, ma varia dal tema trattato,
- Alcuni interventi sono appena accennati, altri suddivisi in progetti e sottoprogetti.
Si capisce, insomma, che il documento è una faticosa raccolta male organizzata di contributi provenienti dalle diverse persone coinvolte, senza che vi siano stati il tempo o la voglia di riorganizzare il tutto in qualcosa di coerente. Considerando che la redazione del documento è partita a luglio, sei mesi di tempo non erano pochi per fare qualcosa di decente. E’ evidente anche che è mancata una persona autorevole che coordinasse il tutto. In altri ambiti, un documento del genere sarebbe impresentabile.
Per avere una visione d’insieme del documento, ho preparato una mappa che include le sei missioni, le 17 componenti e i 47 interventi (in realtà ne trovate di più, visto che la descrizione non distingue bene fra interventi e singoli progetti). La mappa è in fondo all’articolo.
Pessime notizie per le aree interne (soprattutto del centro-nord)
Non sono in grado di valutare se gli interventi proposti e la ripartizione dei fondi siano realmente quello che serve all’Italia, ma quello che è certo è che le aree interne sono trattate malissimo. E’ chiaro che alcuni interventi generali andranno a beneficio dell’intero territorio, quindi anche delle aree interne, ma gli interventi specifici per le aree interne sono pochi e poco finanziati. Nella fattispecie solo uno: Strategia nazionale per le aree interne , all’interno della componente Intervento speciali di coesione territoriale, che a sua volta ricade nella missione 5 – Inclusione e coesione. L’intervento è finanziato con soli 1.5 miliardi di euro. Le descrizione che ne viene data è la seguente, lascio a voi la valutazione, quanto mai difficile, vista la genericità e l’eccesso degli argomenti toccati:
il rafforzamento della Strategia nazionale per le aree interne (SNAI), in coerenza con quanto definito nel Piano Sud 2030 e in numerosi interventi normativi nel corso dell’ultimo anno, prevede interventi aggiuntivi per migliorare il livello e la qualità dei servizi scolastici, sanitari e di mobilità, un potenziamento dell’infrastrutturazione sociale, ambientale e digitale (anche attraverso spazi di co-working), nonché misure a sostegno dell’imprenditoria giovanile, in particolare nel settore turistico e agroalimentare, e del reinsediamento abitativo e produttivo. Inoltre si prevede la realizzazione di un’infrastruttura digitale capace di erogare servizi innovativi automatizzati e da remoto che contribuiscano al rafforzamento delle filiere agroalimentari. Obiettivo del rafforzamento della SNAI nel Piano è di incrementare il numero di aree coinvolte nella Strategia, a partire da quelle maggiormente caratterizzate da accesso limitato ai servizi di base, indici di disagio socioeconomico e di spopolamento.
Altri interventi che potrebbero interessare le aree interne
Vi è poi un intervento che riguarda le aree terremotate, tutte, quindi anche quelle che non appartengono alle aree interne. Ma sono soldi che andranno soprattutto alla ricostruzione. In questo caso la dotazione è di 1,78 miliardi di euro con integrazione di risorse complementari nazionali.
Si prevede l’ulteriore incentivazione della ricostruzione privata e pubblica (con particolare attenzione ai servizi sociali, agli asili, ai centri di formazione tecnica ed alle scuole), l’efficientamento energetico e l’illuminazione ecosostenibile; il rafforzamento del sistema delle competenze e della formazione, il sostegno alle attività economiche e produttive locali, anche attraverso la valorizzazione delle risorse ambientali, agroalimentari, il turismo ed i beni culturali, ed il miglioramento della dotazione in termini di infrastrutture di servizi e di trasporto. Questi interventi beneficiano di risorse complementari per 2 miliardi e 950 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
Infine, c’è l’intervento Siti Minori, Aree Rurali e Periferie della componente Turismo e cultura a sua volta appartenente alla missione Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura. Questo intervento prevede 3 progetti:
- Piano nazionale borghi, finanziato con 1,00 miliardi di euro
- Patrimonio storico rurale, finanziato con 0,5 miliardi di euro e
- Programma Luoghi identitari, Periferie, Parchi e giardini storici, finanziato con 0,50 miliardi di euro
I primi due interventi riguardano borghi ed aree rurali, quindi è possibile ipotizzare che interessino soprattutto i comuni delle aree interne, mentre il terzo progetto è verosimile che vada a citta di media e grande dimensione. Questa, la descrizione:
Una linea di intervento rilevante di questa componente è quindi lo sviluppo del Turismo e della Cultura nelle aree rurali e nelle periferie. Si realizzeranno interventi di valorizzazione del grande patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presenti nei piccoli centri italiani dall’enorme potenziale naturalistico, paesaggistico e culturale.
Sotto questa linea si interverrà sui piccoli borghi storici e rurali con un Piano Nazionale Borghi. Si tratta di frequente di contesti fragili sotto il profilo demografico, sociale, caratterizzati da elevati rischi ambientali. Sono previsti interventi di valorizzazione del grande patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presenti nei piccoli centri italiani, favorendo la rinascita delle antiche strutture agricole e dei mestieri tradizionali (ad es. l’artigianato). Si sosterrà l’attivazione di iniziative imprenditoriali e commerciali, tra le quali nuove modalità di ricettività quali ospitalità diffusa e albergo diffuso, per la rivitalizzazione del tessuto socio-economico dei luoghi, contrastando lo spopolamento dei territori e favorendo la conservazione del paesaggio e delle tradizioni.
Si investirà nella riqualificazione di luoghi identitari, periferie, parchi e giardini storici, sostenendo progetti partecipati di rigenerazione urbana a base culturale, incentrati sulle comunità locali, che vedranno protagoniste le amministrazioni comunali, con il fine di sostenere la realizzazione e il potenziamento del’offerta di attività culturali e creative. Si prevedono anche interventi di riqualificazione di beni immobili pubblici destinati ai servizi sociali e culturali, educativi, in condizioni di degrado e/o non utilizzati.
Grande attenzione verrà riservata all’ambiente attraverso la riqualificazione di Parchi e giardini storici, per la prima volta in modo sistematico, mettendo in piedi un’estesa azione di conoscenza e di recupero dei parchi e giardini storici italiani nella prospettiva di una loro corretta manutenzione, gestione e fruizione pubblica.
In conclusione
Con specifico riferimento alle aree interne del Pesarese non ho trovato nulla negli interventi più generali che possa riguardare tale territorio. Gli interventi sulla mobilità stradale o ferroviaria non lo toccano.
Mi sembra in conclusione che ci sia ben poco da spartire fra i comuni delle aree interne, anche considerando che nel documento non si fa riferimento alle aree interne già selezionate (i 1060 comuni selezionati dall’agenzia per la Coesione Territoriale), ma in generale a tutte le aree interne (gli oltre 4000 comuni). Mi sembra anche che le voci di spesa suggerite siano troppe per incidere seriamente sul riequilibrio territoriale delle aree interne. Meglio sarebbe concentrare le risorse su 2 o 3 azioni. Da notare infine che nel documento si parla spesso di riequilibrio territoriale, ma in questo caso si fa sempre riferimento al Sud.
Riferimenti
Chi ha voglia si approfondire trova nella pagina documenti:
- le tre versioni del PNRR Conte, fra cui quella del 12 gennaio 2021, che ho letto.
- il Piano francese France Relance, scritto in soli due mesi, ma che è un esempio di chiarezza rispetto al piano italiano.
- Una audizione di Carlo Cottarelli alla Camera sull’argomento.
Ed ecco la mappa del PNRR fatta da me. Potete anche fare il download e vederla su Adobe Reader. Spero aiuti: